Il curioso caso di Benjamin Button
Titolo originale: The Curious Case of Benjamin Button
Nazione: U.S.A.
Anno: 2008
Genere: Drammatico, Romantico
Durata: 163'
Regia: David Fincher
Sito ufficiale: www.benjaminbutton.comSito italiano: wwws.warnerbros.it/benjaminbutton
Cast: Brad Pitt, Tilda Swinton, Cate Blanchett, Julia Ormond, Taraji P. Henson, Lance E. Nichols, Elle Fanning
Produzione: The Kennedy/Marshall Company, Paramount Pictures, Warner Bros. Pictures
Distribuzione: Warner Bros.
Data di uscita: 13 Febbraio 2009 (cinema)
Trama:"Sono nato in circostanze particolari". Così inizia "Il curioso caso di Benjamin Button", adattato da un racconto degli anni '20 di F. Scott Fitzgerald su un uomo che nasce ottantenne e la cui età scorre al contrario: un uomo come tutti noi, incapace di fermare il tempo. Da New Orleans alla fine della Prima Guerra mondiale nel 1918, fino al XXI secolo, in un percorso insolito come può essere la vita di ognuno, il film è lo straordinario racconto di un uomo non così comune e delle persone e dei luoghi che scopre lungo il percorso, gli amori che trova e che perde, le gioie della vita e la tristezza della morte e quello che resta oltre il tempo.
Recensione:Se io potessi vivere nuovamente la mia vita,
nella prossima cercherei di commettere più errori.
Non tenterei di essere tanto perfetto, mi rilasserei di più,
sarei più stolto di quello che sono stato,
in verità prenderei poche cose sul serio.
Correrei più rischi, viaggerei di più, scalerei più montagne,
contemplerei più tramonti e attraverserei più fiumi.
Andrei in posti dove mai sono stato,
avrei più problemi reali e meno problemi immaginari.
Così inizia "Se io potessi", una delle più belle poesie di Jorge Luis Borges, ed è questo il concetto al centro di "Il caso curioso di Benjamin Button", e cioè la vita. Un tema semplice no? Si potrebbe dire che ogni film parli di vita, e di certo non si sbaglierebbe: ogni storia di una persona è si il percorso di uno, ma anche, al contempo l’unione di tanti eventi, emozioni, ragionamenti, di tanti che avranno provato, magari non esattamente uguali, ma simili, le stesse situazioni. Qui però il discorso è alla radice, non si parla di semplici punti in comune, di possibili interpretazioni. La storia di Benjamin Button, inventata (ma non è esattamente uguale al libro) da Francis Scott Fitzgerald in un racconto del 1922, è emblema delle esistenze di tutti perché di queste si preoccupa di prenderne l’aspetto cruciale: l’approccio alla vita. Benjamin Button nasce vecchio e crescendo ringiovanisce.
Potrebbe essere un freak, un uomo segnato, per la sua diversità, a rimanere ai margini, a nascondersi dall’occhio altrui, ma al contrario vive tranquillamente il suo essere differente, conscio che niente gli verrà precluso, né l’amore, né l’amicizia, né l’avventura. Non si impegna a superare limiti o a abbattere ostacoli, che siano la diffidenza o le problematiche reali (salvo nel finale, quando si "allontana") che il suo ringiovanimento porta di volta in volta, perché vive in pace con sé stesso. Non ci sono barriere se non le si vuole vedere. Benjamin Button diventa così forza motrice delle sfide che le persone che incontrerà nel suo percorso avevano preferito abbandonare, una sorta di angelo che non ha bisogno di parole per illuminare gli altri, ma a cui basta esserci per dimostrare da dove nasca la felicità (e in tal senso è perfetta la scelta di Brad Pitt: molto bravo, ma anche dotato della giusta bellezza necessaria per la forza del personaggio).
David Fincher, reduce dallo splendido e inquietante Zodiac, segue quasi senza volersi far notare la sceneggiatura magistralmente scritta (un film sulla vita di un uomo che va "al contrario" non poteva che iniziare da "una" fine) da Eric Roth, ma il suo è uno straordinario occhio "invisibile". La crescita di un amore fatto di affinità elettive, come quello tra Benjamin e Daisy, è costruito con abili giochi di luce, con inquadrature tanto intime, quanto mai invasive o ambigue. L’incedere, ora lento, ora veloce, dello scorrere del tempo che in Zodiac si sintetizzava nella splendida sequenza della costruzione dei grattacieli, qui diventa cuore pulsante di tutta l’opera. Non è solo lo straordinario trucco sul viso di Brad Pitt (per il quale è stato utilizzato un innovativo sistema di motion capture), ma tutto il film trasuda la volontà di ragionare sul rapporto tra cinema e cronologia (si veda ad esempio la ricostruzione dell’incidente di Daisy). La fotografia seppiata che rende polverosi i ricordi non è che una scelta fatta in tal senso: non è il cinema che fu, ma un cinema che ancora è, un cinema fatto di immagini curate, di emozioni suggerite e voglia di scavare dentro ognuno di noi.
di
Andrea D'Addio, FilmUPRecensione(2):Benjamin Button nasce il giorno della fine della prima guerra mondiale, è un bimbo in fasce ma ha la salute di un novantenne: artrite, cataratta, sordità. Dovrebbe morire il giorno dopo e invece più passa il tempo più ringiovanisce. La sua è una vita al contrario che attraversa il Novecento americano sempre alla ricerca del primo e unico amore, una donna molto più emancipata, libera e in linea con il suo tempo di lui. L'unico momento in cui si potranno trovare sarà all'incrociarsi delle loro età: "Mi amerai ancora quando sarò vecchia?", chiede lei. "E tu mi amerai ancora quando avrò l'acne?" risponde lui.
Fincher sceglie di narrare una storia con un espediente classico: a partire dalla modernità, attraverso le memorie di un diario letto alla protagonista ormai anziana e in punto di morte. Fotografa tutto virando verso il seppia e opta per la calligrafia spinta, cosa che ovatta il racconto con l'indulgenza e il fascino di cui sono dotati i ricordi. Il risultato è un'agiografia del passato che vince sul presente (New Orleans ieri e oggi con Katrina alle porte), una prospettiva a ritroso indulgente e favolistica sugli Stati Uniti che non affronta nessun tema davvero e che, cosa bene più grave, manca di emozionare con sincerità.
Benjamin Button ringiovanisce invece di invecchiare ma questo non ha nessun effetto sulla trama nè tantomeno serve a dare una visione particolare degli eventi in cui è coinvolto o della società in cui è inserito, come avveniva invece con la stupidità di Forrest Gump (il paragone inaffrontabile con l'opera di Zemeckis sorge spontaneo data la sostanziale identità della struttura della storia).
Il curioso caso di Benjamin Button sembra chiedersi unicamente "Come si comporterebbe un vecchio con la testa di un bambino? E come un giovane con l'esperienza di un vecchio?", tentando di conseguenza una riflessione sulla morte e sulle possibilità di sfruttare al massimo la propria vita. "Non sai mai cosa c'è in serbo per te" ripete a Benjamin la madre adottiva, evitando accuratamente di citare scatole di cioccolatini.
Gigantesco il lavoro fatto sull'invecchiamento e il ringiovanimento digitali di Brad Pitt, entrambi ottenuti sperimentando una tecnica innovativa di motion capture. Il risultato è evidente: in ogni caso il personaggio è sempre lui, Brad Pitt, anche quando gli somiglia veramente poco. Meno celebrata invece Cate Blanchett che, invecchiata e ringiovanita anch'essa per esigenze di copione, supplisce alla frequente mancanza di digitale con la solita prestazione fuori da ogni ordinarietà.
di
Gabriele Niola, MymoviesUn film davvero... bellissimo. Storia molto particolare, che affronta tanti temi, e che, come dice Niola, cerca di inserirsi (debolmente) nel contesto storico, proprio come Forrest Gump: il diverso perdente che diventa vincitore nella storia. Era tanto tempo che non vedevo un film di queste fattezze.. uno di quelli che, a visione finita, lasciano un pò con l'amaro in bocca per il dramma amoroso, un pò senza fiato per gli avvenimenti, le parole, le immagini... tutto un miscuglio di emozioni che alla fine mi hanno fatta veramente commuovere. L'amore presentato in questo film e vissuto dai due protagonisti, credo che sia uno degli amori più veri e più meravigliosi, passionali e coinvolgenti mai rappresentati! è troppo emozionante vedere un vecchietto emozionarsi di fronte a due bei occhi blu di una bambina di 5 anni, che lo ricambia, e capisce che in lui c'è qualcosa di diverso: la bambina lo accetta come amico, compagno di giochi, e si instaura un rapporto meraviglioso. Il vecchio ringiovanirà, e a più tappe rincontrerà la ragazza, sempre più donna. E quando si incontrano a metà della loro vita, ecco che così sboccia di nuovo l'amore, quello che c'è sempre stato dentro di loro... il loro primo amore, finalmente coronato... che avrà una triste conclusione. Potrà Daisy sopportare il farsi ogni anno più giovane dell'amore della sua vita?
... sono rimasta veramente folgorata dal film, alla fine... sono veramente felice di essere andata a vederlo, non mi sarei mai aspettata qualcosa di simile.
E come volevasi dimostrare, Brad è stato PERFETTO!!!! Nessun altro avrebbe potuto interpretare la parte
ci vuole proprio un bello impossibile come lui per recitare quel ruolo... altrimenti molte delle cose avrebbero poco senso...
a proposito: mentre guardavo il film mi è venuto più volte da pensare a Forrest Gump, e l'ho detto pure all'amica che era con me... quando ho letto di questo (inaffrontabile) confronto tra i due film nella seconda recensione, ci sono un pò rimasta e si è alzata notevolmente la stima di me stessa in campo cinematografico
Però credo che, per quanto riguarda la conclusione, sia molto più drammatico questo film che Forrest.. dopotutto Jenny muore, ma Forrest ha il figlio, e una nuova vita da vivere con lui. Benjamin..
anche se ho sicuramente pianto di più per Forrest, infatti ripeto che un confronto è impensabile...
PS guardatelo. ne vale davvero la pena!