Quei pochi film che ha diretto sono abbastanza belli!^^
Regista:Marie Antoinette (2006)
Lost in Translation- L'amore tradotto(2003)
Il giardino delle vergini suicide (1999)
Lick the Star (1998) (cortometraggio)
Bed, Bath and Beyond (1996) -----> questo nn lo conosco
Sceneggiatrice:New York Stories (1989) - segmento Life without Zoe
Lick the Star (1998) - cortometraggio
Il giardino delle vergini suicide (The Virgin Suicides) (1999)
Lost in Translation - L'amore tradotto (Lost In Translation) (2003)
Marie Antoinette (2006)
Attrice : Il padrino (The Godfather) (1972)
Il padrino parte II (The Godfather Part II) (1974)
I ragazzi della 56ª strada (The Outsiders) (1983)
Rusty il selvaggio (Rumble Fish) (1983)
The Princess Who Had Never Laughed (1984) - film TV
The Cotton Club (1984)
Frankenweenie (1984) - cortometraggio
Peggy Sue si è sposata (Peggy Sue Got Married) (1986)
Anna (1987)
Il padrino parte III (The Godfather Part III) (1990)
Inside Monkey Zetterland (1992)
Ciao L.A. (1994) - cortometraggio
Star Wars Episodio I - La minaccia fantasma (Star Wars: Episode I - The Phantom Menace) (1999)
CQ (2001)
Biografia:Sofia Coppola, figlia di Francis Ford Coppola, è degna erede del cinema della "New Hollywood" degli anni Settanta, del quale deve aver respirato le atmosfere fin da piccola. I suoi esordi cinematografici sono davanti alla macchina da presa all'età di circa un anno, quando suo padre la porta sul set de Il Padrino (1972). La ragazza parteciperà come attrice anche agli altri due capitoli della saga Corleone nel 1974 (Il Padrino – Parte seconda) e nel 1990 (nei panni di Mary Corleone ne Il Padrino – Parte terza), oltre che ad altri film del padre, tra cui Rusty il selvaggio (1983) e Peggy Sue si è sposata (1986).
Non ancora ventenne Sofia ha collaborato alla sceneggiatura e ai costumi dell'episodio del padre Life without Zoe per il film New York Stories (1989), ispirato alla sua infanzia a lungo trascorsa in uno degli alberghi più esclusivi della Grande Mela, lo "Sherry Netherland".
Diverse esperienze come designer nel campo della moda (per la collezione Milkfed, popolarissima in Giappone), come presentatrice televisiva e come fotografa, la Coppola ha debuttato in veste di regista con il cortometraggio Lick the Star (1998), ma ha conquistato pubblico e critica con il lungo Il giardino delle vergini suicide (1999). Raffinata e malinconica, questa ragazza dall'aria radical-chic, interessata a tutte le nuove forme d'arte, dal design al videoclip, incarna alla perfezione il prototipo della nuova autorialità indie, specchio dello spirito dei tempi moderni. Suo è infatti il famoso videoclip che ritrae una lap-dance di Kate Moss in bianco e nero sulle note di I just don't know what to do with myself dei White Stripes.
Anticipatrice di mode e tendenze, la Coppola pare non aver sbagliato un colpo: sicuramente le frequentazioni con gli amici Wes Anderson, Alexander Payne, e soprattutto il matrimonio (durato quattro anni) con l'ipercreativo Spike Jonze (per il quale ha interpretato la ginnasta del videoclip Elektrobank dei Chemical Brothers, da lui diretto), hanno giovato alla sua sensibilità registica, sebbene il suo stile sia comunque originale, personale e profondamente femminile.
Per la sua opera prima, Il giardino delle vergini suicide, Sofia ha scelto l'adattamento da un romanzo (di Jeffrey Eugenides), trattato però con uno stile intimista e personalissimo. Nasce così la storia (sceneggiata dalla Coppola e da Eugenides) delle cinque sorelle Lisbon, segnate da un tragico destino di dolore e distruzione. Fin dal primo fotogramma del film ci si ritrova a scrutare, incantati e sedotti, questo stregato giardino familiare, attraverso gli occhi dei giovani impotenti vicini di casa. La Coppola correda questo intimo diario di una giovinezza perduta con un nostalgico scenario seventies e riferimenti cinefili che vanno dagli anni Cinquanta (la scena al planetarium di Gioventù bruciata) ai Settanta (Josh Hartnett/Trip Fontaine in versione Tony Manera). Lasciandoci nel cuore un'evanescente sensazione di perdita e tenerezza. Un sentimento leopardiano di vita non vissuta.
Dal tentativo di emancipazione dal nido famigliare alla ricerca di un'identità in un mondo straniero, quella di Bob e Charlotte in Lost in translation (2003): un attore annoiato in crisi di mezza età (Murray) e una giovane moglie insicura (Johansson), che incrociano i loro sguardi nell'ascensore di un lussuoso hotel di Tokyo. Risulta quasi impossibile raccontare questo film suggestivo ed evanescente, costruito in un territorio smarrito tra l'impersonalità metropolitana di Tokyo e l'intimità di uno sguardo tra sconosciuti vicini per un attimo, due anime insonni in terra straniera.
Un film in costume, ma emotivamente moderno e storicamente irriverente, completa questo trittico sul mal di vivere adolescenziale: Marie Antoinette (2006), ritratto di una regina/bambina a tinte, costumi (di Milena Canonero) e suoni pop. Come tappezzeria sonora del salotto di Versailles la Coppola ha voluto infatti The Strokes, New Order e la band francese Phoenix (che compare in una scena del film e il cui frontman Thomas Mars è l'attuale compagno di vita di Sofia). Marie Antoinette è una favola maliziosa e leggiadra incurante della verità storica, ma attenta all'animo frivolo e triste della sua malinconica protagonista (un'aggraziata e sbarazzina Kirsten Dunst). Una regina annoiata, viziata e capricciosa, "una ragazza come tante" secondo Sofia. Un'altra opera coraggiosa, che sottolinea ancora una volta l'originalità e la personalità di questa figlia d'arte indipendente dalla famiglia e con una sua chiara idea di cinema.
è MOLTO BRAVA nel suo campo!!!